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Il Covid è un fattore di rischio per l'Alzheimer. Studio su Lancet: «Così accelera la demenza»

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L'infezione da Sars-CoV-2 dovrebbe essere considerata un potenziale fattore di rischio per l'Alzheimer, anche se non è ancora chiaro se il Covid possa causare la demenza o semplicemente accelerarne l'insorgenza e la progressione. Questa è la conclusione degli autori di un approfondimento sul tema 'Sars-CoV-2 come causa di neurodegenerazione', pubblicato su 'The Lancet Neurology'. Gli scienziati evidenziano che «le malattie infettive sono una» possibile «causa di neurodegenerazione» già «stabilita», anche se il pericolo neurologico legato alle infezioni virali è difficile da quantificare.

The connection between #SARSCoV2 and neurodegenerationhttps://t.co/q4nZ5yXf0k @TheLancetNeuro

Quotes below:

1. SARS-CoV-2 infection should be considered as a risk factor for Alzheimer's disease, even though the distinction between causation versus disease acceleration is not… pic.twitter.com/stOfdw4QfJ

— Eric Topol (@EricTopol) May 16, 2024

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Covid e Alzheimer, i possibili danni

Gli esperti sottolineano che «finora il rischio cumulativo stimato di demenza dovuta a un ricovero ospedaliero per qualsiasi infezione virale nel corso della vita è di 1,48 (intervallo di confidenza 95% 1,15-1,91)».

Riguardo al Covid, «uno studio longitudinale sulle conseguenze dell'infezione da Sars-CoV-2 nei decenni» successivi «non è ovviamente disponibile», dato che la malattia è comparsa nel 2019. Tuttavia, i ricercatori citano studi che indicano che «Covid-19 può comportare un rischio di demenza superiore rispetto all'influenza» e che, «a breve termine, il rischio di danni neurologici gravi come sequela di Sars-CoV-2 è significativo, guidato da meccanismi vascolari e probabilmente da altri processi complessi» che possono coinvolgere la proteina amiloide, che si accumula nelle placche cerebrali tipiche dell'Alzheimer.

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Covid e Alzheimer, così aumenta il rischio

Gli autori riportano che «una correlazione diretta tra precedente infezione da Sars-CoV-2 e aumento del rischio di Alzheimer è stata segnalata» e appare «robusta», ma puntualizzano che «rimane difficile distinguere tra casi di demenza ipoteticamente scatenati o solamente accelerati» da Covid. Alcuni punti chiave dell'analisi sono stati evidenziati sui social dallo scienziato americano Eric Topol, vicepresidente esecutivo di Scripps Research e direttore del Scripps Research Translational Institute, che ne ha pubblicato il testo, rimarcando in particolare la conclusione: «La terapia antivirale - ritengono i firmatari dell'articolo - dovrebbe essere presa in considerazione anche per le infezioni da Sars-CoV-2 moderate, per ridurre la gravità dei sintomi e limitare la probabilità di sequele».

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