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Altri gendarmi in arrivo in Nuova Caledonia, Macron tra due fuochi | il manifesto

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La situazione resta molto tesa in Nuova Caledonia, l'arcipelago a 17mila km da Parigi che da lunedì è in agitazione, in seguito al voto dell'Assemblée nationale che apre la porta a una riforma costituzionale per «scongelare» le liste elettorali e aprire il diritto al voto ai cittadini nati dopo il 1998 e ai residenti da almeno 10 anni. La rivolta dei kanak, la popolazione autoctona che si sente sempre più emarginata, mette in avanti un'altra legittimità, che esclude l'eredità coloniale.

Macron ieri ha preso contatto con le parti in causa, dopo il rifiuto di una videoconferenza da parte degli indipendentisti, constatando che i partiti dell'arcipelago «per il momento non vogliono dialogare tra loro».

IL GOVERNO ha scelto la via della repressione della rivolta, che ha già fatto cinque morti (tre kanak, due gendarmi) e che ha portato a distruzioni e saccheggi, mentre gli abitanti europei della Grande Terra si sono organizzati in milizie per contrattaccare. Gli ospedali sono isolati e senza medicine, i supermercati vuoti e quelli con qualche merce presi d'assalto. Dalla Francia sono partiti aerei con rifornimenti, oltreché rinforzi di gendarmeria, dopo che è stato proclamato lo stato d'emergenza.

Una situazione da guerra civile, che sembra ripetere i cosiddetti «avvenimenti» del 1984-88, che il socialista Michel Rocard aveva sedato grazie anche alla mediazione della chiesta protestante, con gli accordi di Matignon poi sfociati dieci anni dopo nell'Accordo di Nouméa.

La destra soffia sul fuoco, per il senatore Bruno Retailleau di Lr, «lo stato crolla nell'insicurezza e nella violenza». Jordan Bardella capolista Rn alle europee chiede «un giro di vite per mettere fine all'inselvatichimento». Il governo annaspa. Ha proibito Tik Tok nell'arcipelago - accusato di essere la rete con cui comunicano i giovani kanak ribelli - ma la Ldh (Lega dei diritti dell'uomo) e la Quadrature du Net hanno fatto ricorso al Consiglio di stato. Mathilde Panot della France Insoumise accusa la repressione della libertà di espressione.

IL MINISTRO della giustizia, Eric Dupont-Moretti, minaccia una «risposta penale di grande fermezza». Le prime condanne sono già arrivate. Il ministro degli interni, Gérald Darmanin, accusa l'Azerbaijan di essere alla manovra, con Russia e Cina, per motivi geopolitici e per mettere le mani sulle miniere di nickel. Macron è accusato di aver preso le parti di una fazione, quella dei «lealisti», per smuovere la situazione.

In seguito all'accordo di Nouméa del 1998, ci sono stati tre referendum sull'indipendenza: 2018, 2020 e 2022, tutti e tre vinti dal «no», ma il terzo è stato boicottato dagli indipendentisti (56% di astensione). Nell'accordo di Nouméa c'era anche un capitolo economico, per portare equità in una situazione che subisce gli effetti del colonialismo. Ma oggi, il 71% dei kanak vive sotto la soglia di povertà, la ricchezza resta concentrata nelle mani degli europei . Il costo della rivolta è già di 200 milioni di euro.

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