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Con gli occhi puntati verso gli alieni: «Così cerchiamo l'acqua extraterrestre e da Arcetri porteremo il grano su Marte»

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diEdoardo Semmola

Intervista all'astrobiologo John Robert Brucato tra gli organizzatori al Museo degli Innocenti dal 21 al 24 maggio della prima International Astrobiology School

«Anche l'acqua che beviamo è extraterrestre, lo sapevate?»

Veramente no.

«Non c'era quando il pianeta iniziava a formarsi. Proviene dallo spazio, trasportata dagli asteroidi».

È questo che studiate voi astrobiologi, professor John Robert Brucato?

«Cerchiamo la vita nello spazio, a cominciare dal nostro sistema solare. E l'acqua è uno degli elementi fondamentali. L'astrobiologia è una scienza recente che sta prendendo piede pian piano nel mondo. Tiene insieme astrofisica, planetologia, biologia, chimica. Ma anche la filosofia che ci interroga sull'origine della vita. È complicato».

Allora spieghiamola. Per questo lei, che la insegna all'Università di Firenze presso l'Osservatorio di Arcetri, insieme ad alcuni colleghi ha avuto l'idea di realizzare la prima International Astrobiology School all'Istituto degli Innocenti. Quali sono le questioni di fondo che investono questo appuntamento?

«Abbiamo gli occhi puntati su Marte con le missioni Rover della Nasa e l'europea Rosalind Franklin che ha un trapano capace di forare fino a due metri sotto la superficie».

Perché è importante scavare sotto Marte?

«Avete visto l'aurora boreale della settimana scorsa? È il risultato di venti solari ma se sulla terra abbiamo la protezione del campo magnetico e dell'atmosfera, la superficie di Marte — che è sprovvista di campo magnetico — viene sterilizzata dal flusso continuo di raggi ultravioletti».

L'origine della vita cosa c'entra?

«Studiamo e confrontiamo meteoriti e materiali che cadono sulla terra per capire di più dell'evoluzione del sistema solare e dell'arricchimento chimico che lo ha interessato fin dagli inizi: non sappiamo se il nostro sistema solare, quando è nato, ha vissuto eventi chimici particolari o al contrario condizioni comuni ad altri sistemi».

Nel secondo caso la vita extraterrestre sarebbe probabile.

«Sì ma dobbiamo cercare oggetti, capsule del tempo che ci raccontano il passato, come i meteoriti».

Capsule del tempo?

«Non abbiamo nessuna memoria chimica della nostra galassia, possiamo solo studiare gli asteroidi. Quasi ogni giorno scopriamo nuove molecole nelle nebulose dove si stanno formando stelle e pianeti, lì cerchiamo legami con l'origine nella vita. Della fisica e della chimica sappiamo che sono valide ovunque, ma per la biologia no perché la conosciamo solo qui. Le sue leggi valgono anche altrove?».

Il vostro non è uno studio a senso unico, dallo spazio alla terra. Anche viceversa.

«Sulla terra ci sono batteri, licheni, tardigradi, ovvero acari, che hanno colonizzato tutte le regioni del nostro pianeta: acide, salate, calde, aride, gelide, il fondo marino, ovunque. Vivono in condizioni che noi consideriamo estreme: li spediamo nello spazio per studiare la loro capacità di sopravvivenza».

Acari supereroi…

«E che riescono a sopportare un viaggio interplanetario e potrebbero rendere abitabile Marte anche per l'umanità. Sopportano radiazioni nucleari che in pochi secondi ucciderebbero una persona, doti soprannaturali appunto».

Ecco perché scavare.

«Sotto Marte o le lune ghiacciate di Giove e Saturno dove ci sono oceani. Da una parte cerchiamo la vita nei corpi celesti, dall'altra portiamo là quella terrestre per vedere come si comporta».

La filosofia che ruolo ha?

«Cosa può significare la vita nello spazio? Potrebbe comportare una rivoluzione copernicana anche dal punto di vista etico? E poi il tema di come comunicare con eventuale vita intelligente».

È il sogno di Carl Sagan che ha creato il Seti, il programma per captare onde radio nel cosmo.

«La "radio" del Seti è sempre accesa. Anche se un segnale ci metterebbe 2 mila anni per raggiungere un pianeta con potenziale vita intelligente. Ma non è uno spreco di risorse perché anche se nessun alieno ci chiama per dirci "ciao", il Seti analizza le onde elettromagnetiche provenienti da stelle e dai buchi neri da oltre mezzo secolo. Sono segnali radio anche quelli. Una radio senza parole».

Arcetri che ruolo ha?

«Partecipiamo alle missioni Nasa e Esa simulando in laboratorio ciò che avviene su Marte per capire la stabilità delle biomolecole in condizioni spaziali. E analizziamo gli asteroidi della Osiris Rex».

Quindi se un giorno coltiveremo il grano su Marte sarà anche merito vostro?

«Sì, stiamo facendo la nostra bella figura. Quella di coltivare su Marte è una possibilità realistica da qui a 20 anni. Ce ne vorranno 10 per mandare l'uomo su Marte, ipotizza Elon Musk. Prima però deve essere realizzata una base lunare anche se, per ironia della sorte, sarebbe più facile vivere su Marte che sulla Luna che non ha atmosfera e ha una maggiore escursione termica. Per terraformare Marte la stima è 20-30 anni».

Quali i sogni impossibili di un astrobiologo, e quelli che invece, chissà…?

«Il sogno possibile è trovare la conferma che esiste vita nel nostro sistema solare o che non esiste. Ma parliamo di vita di tipo batterico. Quello impossibile è trovare vita intelligente, o addirittura visitare un altro pianeta. Le distanze sono incolmabili, parliamo di migliaia di anni solo per arrivare nei dintorni del nostro sistema solare».

Tra i tanti film sull'argomento, quale consiglierebbe?

«Arrival, perché pone il tema della comunicazione: se abbiamo avuto bisogno della stele di Rosetta per interpretare i geroglifici, figuriamoci eventuali lingue spaziali… senza nessuna stele».

La domanda più assurda che le hanno mai fatto?

«Se la Nasa nasconde davvero degli alieni nell'Area 51. Ma è un'accusa di tipo complottistico più che una domanda. I complottisti amano i segreti, la scienza esattamente l'opposto. Un'altra domanda buffa me la pose una signora che voleva sapere se l'eclissi incideva sulle medicine che stava prendendo».

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19 maggio 2024

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